CHI SPECULA SULL’ORATORIO? A NIZZA MONFERRATO, È SCONTRO TRA EX ALLIEVI SALESIANI E CURIA

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Un importate testata giornalistica online e cartacea ha pubblicato sul numero 36 del 18-10-2014 un articolo molto interessante sul nostro Oratorio Don Bosco.

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Di seguito riprendiamo l'articolo pubblicato:

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CHI SPECULA SULL’ORATORIO?

A NIZZA MONFERRATO,
È SCONTRO TRA EX ALLIEVI SALESIANI E CURIA

37822 ACQUI TERME-ADISTA. Un oratorio salesiano al centro di un progetto speculativo che coinvolge la Curia diocesana di Acqui Terme? L’ipotesi è da tempo oggetto di servizi ed inchieste da parte di alcune testate giornalistiche e televisive, non solo locali (Currunt Tv e La nuova provincia di Asti su tutti), ma anche di un ampio servizio curato da Davide Pelanda sul numero di ottobre di Tempi di Fraternità, storica rivista ecclesiale nata nel 1971 come espressione del cattolicesimo di base torinese. 

Tutto comincia nel 2012, quando il vescovo di Acqui Terme, mons. Giorgio Micchiardi, tentò di proporre al Comune di Nizza Monferrato (Asti) la pianificazione di alcuni interventi edilizi ed urbanistici nel complesso dell’Oratorio don Bosco. In tale documento mons. Micchiardi espresse il desiderio di ottenere «nel minor tempo possibile» il permesso del Comune per nuove costruzioni oltre che per il recupero di strutture già esistenti all’interno del complesso, per «possibili destinazioni d’uso quali la residenza privata, il terziario, l’edilizia sociale e socio assistenziale, i servizi sociali a carattere ricreativo e di interesse generale oltre ai servizi di standard». La richiesta del vescovo – racconta Pelanda – attivò l’amministrazione locale, i cui funzionari «elaborarono una apposita bozza di delibera di Giunta che era praticamente la fotocopia delle principali richieste contenute nella lettera d'intesa elaborata dal vescovo».

Nessuno, nel frattempo, si era accorto di nulla. Tranne un gruppo di ex allievi salesiani che nell'agosto 2013 decise di creare un apposito “Comitato Pro Oratorio Don Bosco” (c’è anche un sito internet: http://comitatonizzaoratorio.jimdo.com), anche allo scopo di salvaguardare una struttura centenaria (sorta nel 1897) – tuttora frequentata da ragazzi, cittadini, associazioni – da quello che considerano un evidente tentativo di speculazione edilizia. Il comitato, che conta ormai oltre 200 persone tra comuni cittadini, liberi professionisti e associazioni nicesi, si è attivato subito per recuperare l'atto notarile di donazione, datato 3 marzo 2000, attraverso il quale l’Istituto Salesiano S. Lorenzo di Novara cedeva l’oratorio alla Curia vescovile di Acqui Terme. Nel dettaglio, si trattava di «una chiesa, un edificio principale ad uno dei piani fuori terra, una serie di campi sportivi per le attività di calcio, tennis, bocciodromo, il cortile, parcheggio e quanto altro, nonché i relativi accessori, pertinenze e dipendenze, il tutto come si trova, e risulta in atto destinato ad “uso pastorale" ed attività connesse». 


A salvaguardia delle finalità pastorali

Insomma, dal documento di donazione si evinceva chiaramente che l’oratorio veniva ceduto per finalità unicamente pastorali. E comunque non a scopo di lucro. «Noi vogliamo mantenere i campi sportivi poiché senza un campo sportivo che oratorio sarebbe», dice a Tempi di Fraternità Luizino Torello, membro del Comitato. Il quale, oltre che all’atto di donazione, fa appello anche alla Nota pastorale della Cei («Il laboratorio dei talenti») sul valore degli oratori – la prima ad occuparsi specificamente del tema – presentata nell’aprile del 2013. Un documento che sostiene e riconosce peculiare specificità educativa all’oratorio nell’accompagnare la crescita umana e spirituale dei più giovani e che è il risultato di un’analisi concreta della storia e delle prospettive che l’oratorio porta con sé come unicum fra le realtà ecclesiali educative. Un testo che il vescovo di Acqui non pare però aver condiviso, se è vero che – come denuncia ancora Torello su Tempi di Fraternità – la sua intenzione sarebbe quella di edificare nell’area dell’oratorio una volumetria di 15mila metri cubi. C’è poi da considerare che tutta la struttura dell’oratorio è sotto tutela della Sovrintendenza alle Belle Arti, a cui il Comitato ha scritto per sollecitare un incontro. 

La mobilitazione ha raggiunto qualche risultato: la questione dell’oratorio è salita infatti alla ribalta delle cronache cittadine, arrivando anche in Consiglio comunale. In quella sede, il 30 settembre 2014, il sindaco di Nizza, Fabio Pesce, ha respinto ogni illazione che la sua amministrazione possa aver mai avallato alcun tentativo speculativo, affermando che l’interesse della giunta è sempre stato solo quello di valorizzare l’area nella sua funzione oratoriale a beneficio della città e della sua gioventù. Un obiettivo che, ha detto il sindaco, inizialmente anche la Curia sembrava condividere. Poi però, ha aggiunto Pesce, «il vescovo ha provato ad alzare l’asticella a vantaggio della priorità economica». «Non rispondendo ad interessi particolari, il sindaco ha mantenuto e mantiene fermo l’indirizzo dell’amministrazione, nell’interesse specifico della città. Ciò evidentemente identifica il sindaco come un impedimento agli affari e la sua sostituzione diventa un interesse degli economi della Curia, dei più importanti creditori della Curia stessa e di qualche operatore locale molto vicino ai creditori della Curia. Così le operazioni magari diventerebbero più facili e con la prossima Amministrazione », senza l’attuale sindaco, sarà «più facile realizzare le cose». Alle condizioni da sempre poste dall’amministrazione comunale, «la Curia di Acqui non ha ancora prodotto ulteriori atti». 

La diocesi rivendica il proprio diritto

Per ora la diocesi ha risposto alla mobilitazione pro oratorio solo con un comunicato, datato 29 settembre, che fornisce una terza versione dei fatti, diversa sia da quella del comitato che da quella del sindaco di Nizza. In esso si afferma infatti che l’oratorio non sarebbe stato donato dai salesiani alla diocesi di Acqui, ma al contrario sarebbe stato acquistato corrispondendo «una rilevante somma di denaro». E per questo la diocesi, in qualità di proprietaria del bene, ha il diritto e il dovere di stabilirne le finalità, e gli eventuali utilizzatori, pur avendo intenzione di «progettare iniziative coerenti con la missione pastorale, delle quali verrà data piena e preventiva informazione a tutta la cittadinanza» (il vescovo, il 20 marzo 2013 in occasione dell’annuale incontro con la stampa locale, aveva però ammesso che era al vaglio la «possibilità di cambiare destinazione a una parte dell’oratorio, per destinarlo a servizi o abitazioni»). Inoltre, denuncia con una punta di veleno il comunicato della diocesi, «alcuni spazi all’interno dell’oratorio in questione sono occupati da un gruppo di “ex allievi salesiani” senza alcun titolo». (valerio gigante)

 

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